Il Parco naturale della Maremma è ricco di testimonianze storiche di grande importanza, risalenti ad epoche diverse e molto eterogenee fra loro.
In una storia millenaria non possono mancare delle leggende: Halloween si avvicina e quindi ecco qua alcune “storie” del nostro bellissimo parco!

Le meduse di Alberese

Narba era una ragazza triste e solitaria che spesso camminava sulla spiaggia di Alberese, coprendosi il viso con un ombrello di foglie per sfuggire ai raggi solari. Il sole si offese e in ogni modo tentò di insinuarsi attraverso la sua protezione per vedere il volto della ragazza.

Il vento Maestrale si accorse della rabbia del sole e iniziò a prendersi gioco di lui. Invano tentò di far volare via l’ombrello per svelare il volto della fanciulla. Libeccio, che aveva osservato la scena divertito, iniziò a soffiare con potenza, tanto da far volare via la copertura di foglie e far cadere Narba in mare. Il Sole, perfido e vendicativo, lasciò che la ragazza si inabissasse nelle profondità marine.

La Luna, mossa a compassione, la fece affiorare dal fondo del mare e le regalò un po’ del suo chiarore. Intrecciò con i suoi raggi un ombrello per difenderla dal sole a cui il dio del Mare aggiunse le sfumature delle sue acque. Narba divenne così la medusa dal grande ombrello, da cui discendono le meduse opalescenti e luminose che si vedono nuotare vicino alla spiaggia di Alberese.

La leggenda di San Rabano

La leggenda di San Rabano narra di come un uomo tentò di impossessarsi dei tesori nascosti nell’abbazia di Alberese,. I signori del tempo per mettere in salvo i propri tesori dalle scorrerie dei pirati saraceni spesso li nascondevano nelle segrete del monastero.
Un contadino, spinto dalla moglie che sognava di impossessarsi di quegli inestimabili tesori, una notte di tempesta si diresse all’abbazia e sotto le mura accese un fuoco. La moglie lo aveva messo in guardia dai fantasmi che abitavano il convento e dai grossi ragni neri, custodi del tesoro.

Mentre accendeva il fuoco, il contadino vide un ragno e pensò di essere vicino al tesoro. In quel momento dei sassi iniziarono a colpirlo: l’uomo alzò la candela e si rese conto che i sassi provenivano dall’interno della chiesa, dove un’alta figura incappucciata dal volto fosforescente, con voce di altro mondo, gli intimò di andarsene.

L’uomo, che non voleva tornare a casa a mani vuote, fece un passo verso la sinistra figura che sfoderò una spada fiammeggiante e lo uccise. Il giorno seguente il corpo del contadino esanime e senza ferite, venne ritrovato sotto le mura dell’abbazia di San Rabano. Lì vicino un piccolo ragno si dondolava sornione e con sguardo maligno sulla sua tela.

La bella Marsilia

Nel Parco naturale della Maremma, sui Monti dell’Uccellina, si trova la Torre della Bella Marsilia che nel 1500 faceva parte di uno dei castelli più belli della Maremma, appartenente alla ricca e potente famiglia Marsili. Qui crebbe la bella e coraggiosa Margherita, dai rossi capelli e gli occhi viola.

Una notte i corsari di Ariodemo Barbarossa attaccarono il castello, ne rubarono tutti i tesori ed uccisero tutti i suoi abitanti, eccetto la bella Margherita, che venne portata in dono al sultano Solimano I. Margherita, che durante tutto il viaggio mai aveva implorato misericordia, esercitò tutto il suo fascino sul sultano che dapprima la nominò la favorita dell’harem e poi la sposò. Margherita, ottenuto il potere e tenendo il sultano in pugno con la sua bellezza, iniziò a vendicarsi.

Prima fece uccidere tutte le altre mogli del sultano e i loro figli, in modo tale che l’unico erede legittimo fosse suo figlio Salim II. Il giovane salì sul trono dopo la morte del padre. Margherita Marsili detta la Rossa morì a Costantinopoli nel 1566, senza essere mai tornata in patria, perché vedere il suo castello distrutto le avrebbe provocato un immane dolore.

La leggenda vuole però che ancora oggi al tramonto, quando il sole batte sulla torre, le mura si tingano di rosso, come i capelli di Margherita, e che le onde sottostanti si facciano viola, proprio come il colore dei suoi occhi.